Anatartide

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Ovvero i misteri del Polo Sud. Dodicimila anni fa l'Antartide era abitata dall'uomo? Il clima e le condizioni ambientali consentivano la vita laddove oggi si stendono immensi deserti di ghiaccio?

« Proseguiamo per qualche miglio, e uno spettacolo fan­tastico si presenta ai nostri occhi: una spiaggia di un paio di chilometri disseminata di ossi di balena, una specie di

cimitero con costole e vertebre che spuntano dal terreno. Siamo affascinati dallo spettacolo, ci aggiriamo nel cimi­tero senza parlare, ci sediamo sulle enormi vertebre come se fossero poltrone. Ad un tratto, un grido rompe il silen­zio. Qualcuno ha trovato uno scheletro di circa 35 metri, intatto. Decidiamo di portarlo in Italia per regalarlo al Museo di Storia Naturale di Milano. Cominciamo le diffi­cili operazioni d'imbarco ... » Chi parla, anzi chi scrive è Renato Cepparo, sessant'anni, promotore e capo di una spedizione italiana nell'Antartide compiuta nel mese di febbraio del 1976.

Dunque, è possibile che dodicimila anni fa l'Antartide sia stata abitata dall'uomo? A questo interrogativo, e ad altri, ha cercato di rispondere questa spedizione italiana. Secondo la descrizione del mondo abbozzata da Claudio Tolomeo nel II secolo della nostra era, esisteva una terra meridionale abitabile, la « terra australis»: doveva trattarsi di una regione polare di grande estensione. La sua esi­stenza comunque fu provata per la prima volta alla fine del secolo. L'esplorazione dell'Antartide, per motivi diversi, precedette quella dei territori del Polo Nord. E tuttavia le nostre cognizioni presentano ancora molte lacune. L'esplo­razione di questa calotta australe si è svolta in tappe poco lontane l'una dall'altra, e due sono state particolarmente fruttuose. Tra il 1838 e il 1843, James Clarke Ross, Char­les Wilkes e Dumont d'Urville esplorarono l'Antartide. Altre esplorazioni ebbero luogo alla fine del secolo, in occasione dei Congressi Internazionali Geografici di Lon­dra (1895) e Berlino (1899).

Tuttavia, nonostante questi sforzi, alcune questioni, come per esempio quella della unione dei mari di Weddel e di Ross, non sono state risolte. E certo che l'Antartide è un continente circondato dal mare, ma esistono ancora molti dubbi circa la sua estensione. Anche qui, come nell'Artico, la caratteristica è data dai ghiacciai eterni, quindi dal freddo eterno. Ne è causa la posizione bassa del Sole, che permette uno scarso riscaldamento dell'aria, insufficiente peraltro per la liquefazione del ghiaccio: in un anno, il Sole è invisibile al Polo Sud per 186 giorni. Al freddo si aggiungono forti tempeste, nelle quali la velocità del vento raramente è inferiore agli 80 chilometri orari. Il ghiaccio dell' Antartide forma la più grande massa ghiac­ciata della Terra, anche se il suo spessore è generalmente inferiore a quello della Groenlandia. Dove il mare è poco profondo, la barriera di ghiaccio poggia sul fondo; dove la profondità è maggiore, galleggia. I massi di ghiaccio che si staccano dal continente e scivolano nel mare si uniscono a quelli sorti sul mare. Il ghiaccio proveniente dall'interno e che si spinge verso il mare, determina la formazione dei ghiacci galleggianti, che tra l'altro possono raggiungere altezze notevoli, sino al punto da condurre gli studiosi all'ipotesi, poi rivelatasi errata, che si trattasse di isole. Questi massi di ghiaccio imponenti si trovano nei mari di Weddel e di Ross: ambedue terminano all'interno con un muro di ghiaccio alto 50 metri, impossibile da scalare. Massi di ghiaccio, frammenti, icebergs rendono pericolosa la navigazione.

Si ritiene approssimativamente che l'Antartide copra una superficie di 13 milioni di chilometri quadrati. Il Mare di Ross forma un bacino avente l'origine tipica dei fiordi. Ancora oggi si hanno casi di vulcanità attiva. Il monte Gauss, trovato da Drygalski nel 1902, alto 371 metri, è un vulcano, spento dall'età del terziario. Dal punto di vista tettonico, e cioè dal punto di vista della dislocazione della crosta terrestre nei millenni, l'Antartide orientale viene messa in relazione con la sommersa terra di Godwana. L'Antartide occidentale, che sembra separata dalla frattura dei mari di Weddel e di Ross, presenta molte analogie con il Sudamerica. Imponente è lo spettacolo che offre il ghiac­ciaio Beardmore, all'interno del Mare di Ross. Le isole dell'Antartide occidentale formano l'arco insulare delle Antille australi, in gran parte di natura vulcanica, in particolare le isole dello Shetland del sud. L'isola Deception è una delle isole vulcaniche più grandi del mondo: il cratere stesso è aperto e forma un buon porto di rifugio per le navi da pesca e da spedizione.

A proposito di spedizioni, ricordiamo, tra quelle ita­liane, oltre la spedizione del 1976, anche quella del 1969: settantadue giorni di esplorazioni, dieci difficili vette sca­late, importanti scoperte scientifiche - questo il bilancio della spedizione, organizzata dal CAI, guidata da Carlo Mauri. Facendo capo alla base neozelandese di Scott, gli Italiani si spinsero all'interno raggiungendo tra l'altro la catena dell' Asgard nelle Valli Secche e la catena del Boo­merang: 700 chilometri su ghiacci mai toccati, usando mezzi cingo lati, slitte e procedendo a piedi per oltre cento chilometri. Interessanti, oltre i reperti geologici, le fotografie scattate sulla vita animale nel mare ghiacciato di Weddel: le foche, per esempio. Le foche di Weddel svernano sotto il ghiaccio che perforano con i denti: quando intendono riemergere, ritrovano sempre il buco da loro stesse fatto in precedenza. Interessanti pure le fotografie sulla vita dei pinguini dei mari australi. Vale la pena a que­sto riguardo, anche se usciamo un po' dal tema, di spen­dere due parole su questi strani animali - parliamo dei pinguini. Uno dei momenti più caratterizzanti dei pinguini è quello della nidificazione. Benchè sia un animale ormai perfettamente integrato nella vita acquatica (del resto per­sino gli occhi hanno assunto alcune caratteristiche degli occhi dei pesci), il pinguino nidifica anche a grande distanza nell'interno; si reca al mare per approvvigionarsi, percorrendo distanze prodigiose a una velocità che spesso raggiunge i quindici chilometri orari. Importante il comportamento, diciamo sentimentale, del pinguino: il pin­guino si dichiara deponendo un ciottolo ai piedi dell'amata; i casi sono due, o la domanda è accettata oppure respinta: se respinta, la pinguina non si limita a dire no, ma copre d'insulti il pretendente, il quale, con la massima disinvoltura, cambia parere e se ne va: l'importante è procreare. Il pinguino riceve ordini direttamente da Madre Natura. La covatura delle uova è opera del maschio: la femmina infatti, dopo la deposizione, torna in mare, e vi resta per due mesi. Il nido è fatto di ciottoli rac­colti intorno o sottratti con abilità ad altri nidi. Il piccolo pinguino viene riscaldato tra le zampe degli adulti, che dispongono di autentici pannelli irradianti sull'addome.

Nelle zone antartiche, laddove sono giunti i passi dell'uomo civilizzato, il pinguino, animale sensibilissimo, già presenta alcune tipiche malattie del progresso: esauri­menti nervosi per i rumori insoliti, cardiopalmo, affezioni bronchiali e polmonari. Sembra che inolte uova non schiuse siano state trovate tracce di DDT. E arrivato lui, a guastare tutto.

Lui, cioè l'uomo: il navigatore, lo scopritore ... E, suo malgrado, il devastatore.

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Tratto da : "SUGLI OCEANI", Volume I - Edizioni Ferni, Ginevra 1976
Testi di : <<Max Polo ; Anna Maria Boschetti>>