Vita nell'Artico

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Vita vegetale: nei brevi mesi estivi si sviluppa su alcuni pendii ben riparati un tappeto verde; la vegetazione stri­scia lungo il terreno oppure cerca riparo dietro i massi, le morene o i cumuli di detriti: essa deve difendersi dall' aria che è sempre fredda. Le piante dipendono dal Sole: vivono del suo calore per la durata della luce solare. Abbiamo tretipi di vegetazione: la steppa fredda (muschio, prati, erbe, macchie basse, pascoli, betulle); la steppa fredda desertica (poche piante sporadiche, pascoli nani, licheni, alghe della neve); il deserto freddo (sempre al di sotto dello zero: nes­suna pianta).

La vita animale è senz'altro più forte, più varia, più inquieta. Certo, il freddo stesso limita il numero delle spe­cie e la calotta di ghiaccio costituisce un ostacolo ancora maggiore: il manto ghiacciato tende a interrompere la vita, gli erbivori non possono raggiungere i pochi fili d'erba che crescono, e quindi i carnivori si trovano a loro volta a corto di prede. Diciamo subito che la grande coltre ghiac­ciata che copre la Groenlandia, e va ricordato che è la più grande isola del mondo, è quasi priva di vita: qui gli animali più comuni sono gli insetti. Niente vertebrati ter­restri a sangue freddo, cioè anfibi o rettili: solo quattro specie di uccelli terrestri svernano comunemente in Groenlandia: il corvo imperiale, la civetta delle nevi, il fanello artico e la pernice bianca. La Groenlandia ha solo otto mammiferi terrestri, che vanno dai grandi caribù, ai buoi muschiati, agli orsi polari, fino ai piccoli lemming. Bisogna dire però che la maggior parte di essi è originaria dell' America del Nord. Per quanto riguarda i buoi muschiati: marciano quasi sempre in formazioni di battaglia per proteggere i piccoli; questi animali hanno una doppia pelliccia di lana soffice e peli ispidi che li protegge dal freddo e dall'umido. Il bue muschiato, di corporatura tozza, è molto diverso dai suoi colleghi che vivono più a sud. In quanto agli orsi: ricordiamo quelli dell'Alaska che normalmente si nutrono di erbe, licheni e mirtilli, cattu­rando stagionalmente i salmoni lungo i fiumi. L'orso bruno artico o dell' Alaska è il più grande carnivoro terre­stre al mondo: lungo 2,80 metri circa, pesa 770 chili circa.

Ricordiamo i due tipi di orsi che vivono nell'Artico: l'orso bruno e l'orso polare. Più profilato dell'orso bruno, snello, dal naso allungato, dalle zampe corte e dritte, l'orso polare può cacciare sul ghiaccio e in acqua, essendo pro­tetto dal freddo da uno strato di grasso di circa 8 centime­tri. I giovani orsi polari sono soliti restare fino a due anni di età con la madre, dalla quale imparano a cacciare.

Ricordiamo anche, tra gli animali polari, le foche artiche che formano enormi colonie di riproduzione: circa un milione di individui si riunisce in febbraio e marzo allargo del Labrador; un milione e mezzo nel Golfo di San Lorenzo; i piccoli vengono allattati solo per una quindi­cina di giorni, ma sembra che in questo periodo crescano di oltre un chilo al giorno. Nell' Alaska vivono le otarie; citiamo il particolare: un maschio di otaria può avere una cinquantina di femmine.

In quanto ai mammiferi marini, tutti i cetacei attuali, compreso il beluga, discendono da mammiferi terrestri che presero la via del mare circa 70 milioni d'anni fa. I beluga per esempio abitano in piccoli banchi le acque costiere all'interno del circolo polare artico e nuotano verso sud quando il ghiaccio diventa troppo spesso. La balenottera azzurra, la più grande creatura mai vissuta, raggiunge i 30 metri e le 135 tonnellate; la balenottera comune non supera generalmente i 25 metri; la balena franca, i 18 metri, la megattera, i 15 metri, e la balenottera rostrata, i 10 metri. Alcune specie migrano dalle zone polari di ali­mentazione, dove sono oggetto di una spietata caccia che le sta portando alla scomparsa, verso acque più calde, più ospitali e gentili.

Non possiamo ignorarlo: parliamo di quel mammifero che abita, insieme con i cetacei, gli orsi bruni e bianchi e altri amici, lungo le coste dell'Oceano Artico. Parliamo naturalmente dell'uomo. Prendete una carta geografica del Polo Nord e osservate l'Alaska. Innanzitutto perchè Alaska? Si tratta delle parole Ah /ass kah di origine aleutina, e che significano « grande terra», che i Russi, primi proprie­tari di quella regione, diedero all'intero territorio. Dato che ci siamo, diremo subito che l'Aliska fu ceduta dallo Zar, dietro pagamento di 7 200 000 dollari agli Americani, nel 1867. Dicevamo: osservate l'Alaska; essa è divisa dalla iberia sovietica per soli tre chilometri; a destra, l'isola ella Piccola Diomede (territorio statunitense), a sinistra la ;rande Diomede (che appartiene ai Russi). Qui l'Asia e America si baciano, o quasi. L'Asia è sempre stata popo­lta; l'America, no: in America la razza umana non esi­teva - dicono gli etnologi. Circa trentacinquemila anni l gli uomini cominciarono a trasferirsi dall'Asia in Amelca, via Aleutine, via Bering. Il fenomeno migratorio - secondo gli esperti statunitensi di etnografia - lascia lttora insoluti alcuni interrogativi; pare certo comunque he le popolazioni che passarono da continente a conti­ente fossero di varia origine: alcune nettamente mongoli­he, altre provenienti da zone asiatiche più meridionali. È n fatto che in Alaska si trovarono insediate due razze principali: gli eschimesi e i pellirosse; ce n'è anche una terza, quella degli aleutini, ma si tratta di gente mongolide, simile agli eschimesi. Comunque, dall'Alaska i popoli asiatici si diffusero poi nell'intera America, sino alla Terra del fuoco: questa, almeno, è una delle ipotesi di soluzione tnografica che va per la maggiore.

Gli eschimesi sono i più grandi mangiatori di pesce crudo: così li chiamavano infatti i pellirosse. Loro, gli eschimesi, amavano chiamarsi, almeno fino a poco tempo l, Inuit, che vuol dire « uomini}): credevano infatti, nel loro isolamento, di essere i soli uomini al mondo. La loro lingua è delle più sbrigative: con una sola parola riescono d esprimere un'intera frase. La loro vita si fonda su un animale per loro prezioso, la foca, dalla quale ricavano tutto ciò che serve per mangiare e coprirsi (alludiamo alle pelli). Il grasso di foca serve anche per la lampada di pietra l cui fiamma riscalda la capanna. Ci sono vari tipi di eschimesi, con caratteri diversi, a seconda che abitino la ,Groenlandia, l'arcipelago polare artico, l'Alaska o il Canada. Una delle abitudini eschimesi più singolari consisteva nel bacio col naso: l'uso derivava da un senso di solidarietà umana, cioè dal desiderio di riscaldare reciprocamente una delle parti del nostro organismo più soggette al freddo. Altra usanza, che suona per noi un po' bizzarra, consiste nell'offrire all'ospite la propria moglie. Un'altra ancora riguardava gli anziani: quando questi non erano più in grado di contribuire alla comunità, e in particolare alla famiglia, andavano ad appartarsi nel gelo di zone infestate dall'orso bianco, per cercare spontaneamente la morte. Il suicidio di questi anziani ubbidiva a una silenziosa, impietosa legge biologica che non consentiva alla comunità di sostenere creature improduttive. Ovvio che queste usanze sono oggi cadute, sopraffatte dalla pietà della civiltà: la quale civiltà, anche lassù, è arrivata. E una civiltà che parla inglese. Ma anche russo: alle isole Aleutine per esempio buona parte della popolazione porta cognomi russi e pratica la religione ortodossa.

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Tratto da : "SUGLI OCEANI", Volume I - Edizioni Ferni, Ginevra 1976
Testi di : <<Max Polo ; Anna Maria Boschetti>>